Descrizione
BIO
Dopo aver seguito i corsi dei Maestri Marchese e Moioli, mi sono diplomato in Scultura nel 2001 presso l’Accademia di Belle Arti di Brera con il punteggio di 110/110 e lode, con la tesi “Per una progettazione artistica degli spazi suburbani”. In seguito ho lavorato ancora in studio con gli stessi docenti e, contemporaneamente ho avviato il mio studio privato dove, oltre alla scultura, mi dedico anche alla pittura e alla realizzazione di oggetti, mobili, giocattoli. Accanto a questa attività, dal gennaio 2000, ho cercato un percorso lavorativo alternativo che aggiungesse segni, significati e significanti alla mia ricerca artistica: da allora il mio secondo lavoro è quello di operatore psichiatrico di strada, mi occupo cioè di persone senza dimora affette da gravi patologie psichiatriche. Non ho mai cercato di forzare le eventuali connessioni tra queste mie attività ma ho lasciato ad entrambe lo spazio per contaminarsi vicendevolmente: il lavoro psichiatrico si è andato via via strutturando secondo percorsi creativi altrimenti impensabili, mentre la ricerca artistica non ha potuto fare a meno di venire contaminata da tanti anni passati in strada, lasciandomi a volte spiazzato di fronte a quanto mi ritrovavo a creare. Anche per questo motivo, dalla fine del 2005 ho quasi del tutto interrotto l’attività espositiva per dedicare tempo a me stesso e ad approfondire le mie ricerche. Fino ad allora, infatti, mi aveva sempre accompagnato l’idea persistente che la mia identità professionale avesse bisogno di più tempo e spazio per raggiungere un maggiore livello di consapevolezza. Solo negli ultimi tempi ho gradualmente interrotto il mio ‘isolamento’ nella piena consapevolezza di non avere ‘in tasca’ alcuna certezza ma, cosa più importante, delle buone domande, nuovi percorsi di ricerca e una migliore conoscenza dei miei limiti e delle mie potenzialità.
POETICA CON BENEFICIO D’INVENTARIO
Il mio lavoro è incentrato in particolar modo sul rapporto fra l’uomo contemporaneo lo spazio/tempo che vive, nella convinzione che il confronto/scontro con le ambiguità e incertezze della civiltà contemporanea (particolarmente manifeste nelle geografie metropolitane) suscitino forti domande di senso che forse solo un percorso di approfondimento artistico può arrivare a cogliere nella loro complessità. Sono infatti convinto che, come già sosteneva C.G. Jung, l’arte abbia fra le sue funzioni anche quella non sempre consapevole di colmare la ciclica mancanza di senso che caratterizza di volta in volta ogni epoca storica. Nel nostro tempo, come molte e più autorevoli menti hanno già sottolineato, si è verificato un distacco sempre più accentuato dall’accettazione del dolore come parte integrante della quotidianità: tendiamo a caratterizzare ogni evento, persona o cosa come “buono” o sbagliato” con lo scopo di allontanare ogni presunto stimolo negativo. E’ un meccanismo di difesa che si accontenta di facili ed esteriori compiacimenti a scapito di un confronto con la diversità che, per quanto faticoso, è altrimenti foriero di ricchezza, senso e bellezza. E’ con questa consapevolezza che ogni giorno mi accingo a lavorare: senza cercare per forza di dare un senso o un significato preciso e univoco alle singole opere, ma affrontando la scultura come un linguaggio che impone, per sua stessa natura, il tempo della riflessione e, contemporaneamente, la necessità di confrontarsi e farsi stimolare dal territorio e dai materiali che produce o contiene. E’ su queste basi che ogni giorno rafforzo la scelta di utilizzare gli strumenti e i materiali classici della scultura accanto a tecnologie più moderne e, soprattutto, ai materiali che la città produce e, sempre più spesso, getta. In quest’ottica ho voluto improntare il mio linguaggio espressivo che, al di là delle numerose influenze date dei miei mentori e dai numerosi esempi di maestri moderni e contemporanei, vorrei aggiornare quotidianamente attraverso la meditata rielaborazione (per non dire “digestione”) degli stimoli della realtà che mi circonda e mi interroga.